logo-MARATHON-SOSTIENIUna delle migliori strategie che abbiamo per sconfiggere il tumore, oltre ad attaccarlo direttamente, è modificare l’ambiente nel quale le cellule crescono, questo vuol distruggere l‘habitat’ del tumore.

Sono oltre 5 anni che cerchiamo, attraverso la ricerca, di scoprire come fare. Oggi siamo vicini a una soluzione, perché abbiamo capito che le cellule tumorali sono in grado di costruirsi una “roccaforte”, che le isola e protegge dall’attacco delle nostre difese naturali così da poter crescere incontrollate. Nel tumore del fegato stiamo ora lavorando per scoprire come fare breccia in questa roccaforte e rendere quindi le cellule tumorali accessibili alle nostre difese naturali e a farmaci specifici.

Grazie al vostro contributo questa ricerca potrà essere completata in tempi brevi!
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Un tumore, crescendo, causa profondi cambiamenti all’ambiente che lo circonda, che portano alla creazione di un ambiente fortemente acido . Il grado di acidità si misura come unita di pH, (basso valore di pH corrisponde ad alta acidità) Se la condizione normale , cioè fisiologica è pari a pH 7.4, quello di una lesione cancerosa può raggiungere un valore di 6 o anche meno, una condizione che nessuna cellula normale è in grado di tollerare, tantomeno le cellule immunitarie. Si crea così un “effetto barriera”, un sistema molto efficiente con cui il tumore riesce ad isolarsi per crescere indisturbato.

Questo accade perché i tumori, avendo bisogno di molta energia per crescere, attivano, tra gli altri geni, anche quello che aumenta il consumo del glucosio. Ciò provoca uno squilibrio metabolico e un accumulo di cariche elettriche all’interno della cellula tumorale, una condizione dannosa anche per la cellula cancerosa stessa. Ma i tumori hanno mille risorse e riescono prontamente a liberarsi di queste cariche, “eliminandole” all’esterno e acidificando quindi l’ambiente circostante.

Ma cosa succede invece alle cellule sane? L’ambiente acido paralizza letteralmente i linfociti T, le cellule che difendono l’organismo dall’attacco di agenti estranei e dalla crescita tumorale, e impedisce loro di penetrare nella lesione cancerosa e di distruggerla. I linfociti T sopravvivono all’assalto acido ma le loro capacità aggressive sono quindi bloccate. Non solo. Altre cellule del sistema immunitario, anche grazie all’acidità, vengono “plagiate” dal tumore e reclutate per sostenerlo.

Si può ristabilire il pH naturale, distruggendo quindi l’habitat del tumore? Sembrerebbe di sì. Infatti esistono dei farmaci che bloccano l’azione delle “pompe” che scarica all’esterno le cariche elettriche e che, quindi, neutralizzano il pH tumorale. Quindi si può immaginare di usare questi farmaci per ristabilire l’azione di controllo delle difese immunitarie, utilizzandole per impedire la formazione di nuovi tumori o di metastasi dopo la chirurgia. In realtà sono stati già condotti studi clinici, sponsorizzati dall’Istituto Superiore di Sanità, che hanno valutato l’uso di farmaci modulatori del pH, in combinazione con la chemioterapia, con risultati incoraggianti.

Per correggere l’acidità stiamo utilizzando gli “inibitori della pompa protonica”, cioè dei farmaci comunemente usati nel trattamento dell’ulcera gastrica, che, se usati ad alte dosi, correggono l’acidità del tumore. Ma ci sono anche nuove molecole in via di preparazione, e che saranno presto disponibili per uso nell’uomo.

Ora vogliamo verificare se la sola correzione del pH può diventare una strategia per prevenire le recidive del tumore al fegato. C’è molto lavoro da fare, soprattutto se si vuole giungere presto al trasferimento di questi risultati nella terapia dei pazienti.

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