Cari amici di Prometeo, voglio raccontarvi una meravigliosa avventura che ho vissuto.
Ho compiuto 65 anni a maggio ed anch’io sono trapiantato di fegato.
Il prossimo 9 febbraio ricorre il settimo anniversario della mia ri-nascita, avvenuta dopo ben 13 mesi di lista d’attesa. Mai avrei pensato all’ora, dopo un simile intervento, di poter ritrovare tutte le mie energie e la forza di effettuare cose a dir poco strabilianti quali, ad esempio, percorrere in solitudine con una bicicletta attrezzata allo scopo, il mitico “Camino” che porta a Santiago di Compostela.
Appassionato di bici lo sono sempre stato, ma fu solo nel 1994 che acquistai la mia prima bicicletta da corsa, quando ancora non sospettavo il possibile e probabile evolversi dell’infezione da HCV che già mi aveva aggredito. Per anni avevo pedalato sulle strade della provincia di Vicenza, ricca di svariati percorsi di pianura e di montagna, ma anche nel Trentino, nel bellunese e sul lago di Garda nel 1996. Ricordo che è nei giorni successivi al tanto agognato intervento nel febbraio ’99, racconta ai alla Signora Paola, caposala di passaggio nella mia stanza, il mio bel giro di 145 Km attorno al Garda. E lei disse: Non so se lo potrà fare ancora!! … Mah … forse !!! Altro che il giro del Garda!! … Altre importanti tappe ben più dure e impegnative avrei affrontato! Da solo o in gruppo con amici. Ma le più belle e le più importanti di tutte sono quelle che affrontai nel percorso che sto per raccontare.
Del “Camino” avevo già sentito parlare, ma senza mai essermi interessato delle sue origini. Così, approfondendo la conoscenza di un’antica storia, appresi che nell’anno 813 in una buia notte nel nord dell’attuale Spagna, un eremita di nome Pelagio vide il cielo accendersi di stelle che cadevano a pioggia su di un campo (campus stellae) sopra il monte Libradòn. Il vescovo del luogo, Teodomiro, ordinò allora di scavare in quel campo, dove affiorò un tumulo contenente le spoglie che furono considerate dell’apostolo Giacomo. La storia infatti narra del pescatore di Galilea raccontando che egli in quei luoghi aveva predicato il Vangelo e che ritornò in patria nel 42 dove fu arrestato e martirizzato sotto Erode Agrippa.
Il suo corpo fu poi trafugato dai discepoli e riportati in Spagna dove era vissuto. Oltre a ciò, si sparse in giro per l’Europa la notizia che, nel bel mezzo di una battaglia, ormai quasi perduta, condotta da Re Ramiro I d’Asturia contro i Mori invasori, improvvisamente apparve Santiago in sella ad un bianco destriero. Fu così che le sorti della battaglia furono rovesciate, i Saraceni fuggirono e nell’844 iniziò la famosa “reconquesta”. Nel cuore del Medioevo, nella terra che custodì per secoli le spoglie di Giacomo, nacque così il “Camino” che ancor oggi richiama pellegrini da tutto il mondo.
Dai Pirenei alla Galizia, lungo quei sentieri, nacquero ostelli, ospedali, ponti, chiese e monasteri per accogliere pellegrini provenienti da ogni dove, itineranti verso un’unica meta. Là dove anch’io volevo arrivare come pellegrino, attirato forse da un fortissimo desiderio di solitudine come quella che avvertii quando mi fu diagnosticato l’incurabile male. Solitudine che tuttavia si trasformò, nel volgere di breve tempo, in un periodo di serena tranquillità, di totale accettazione della malattia e di fiduciosa attesa di un miracoloso evento che mi avrebbe riportato a vita nuova.
Partito quindi da Vicenza il 4 settembre, dopo quasi 1400 Km di lunga autostrada, arrivai a Saint Jean Pied De Port, stupendo paese ai piedi dei Pirenei atlantici. Fu lì che cominciai a sentirmi vero pellegrino, povero, solo, con le mie poche cose che mi ero portato appresso. Da lì iniziai il lungo cammino con tutti i suoi imprevisti, le difficoltà e la dura fatica.
Tuttavia non mi sono mai sentito del tutto solo, perché avvertivo sempre la costante presenza di quell’angelo, di quell’amico fratello mio che mi aveva portato a nuova vita è che mi avrebbe accompagnato lungo tutto il percorso. Con la “credenzial”, dove venne apposto il primo “sejo” (timbro) fui accolto all’ostello già gremito di altri pellegrini e l’indomani in sella alla mia bicicletta diedi inizio alla scalata dei Pirenei. Dopo un’avventurosa salita, da un’altitudine di 1430 mt, potei intravedere l’antica Roncisvalle dove cadde Rolando, nella famosa battaglia fra i Baschi, alleati dei Saraceni, e la retroguardia dell’esercito di Carlo Magno.
Nel seguito, alternando continue salite e discese raggiunsi e attraversai città importanti come Pamplona, Logrono, Santo Domingo della Calzada, Burgos, Carion de Los Condes, Leon, Astorga, Ponferrada: tutte bellissime e ricche di storia.
Ma ciò che mi riempiva maggiormente l’animo di stupore e gioia nelle lunghe tappe del percorso erano gli immensi sconfinati spazi tra una città è l’altra e le interminabili salite verso gli altipiani delle “Mesetas”. Mi commuoveva quell’assordante silenzio della natura ricca di colori ravvivati da un sole accecante; mi aggrediva di frequente un forte vento contrario che spirava dall’Atlantico, l’oceano che ogni giorno si avvicinava sempre di più andando verso Santiago, l’ultima meta.
La voglia di arrivare era forte e divoravo le strade con avidità in sella alla mia portentosa bici, anche sotto l’incessante pioggia, che mi accompagnò da Pamplona ad Estella, anche sopportando dure fatiche per raggiungere la Cruz de Hierro (mt 1505), uno dei luoghi più emblematici del cammino, o il mitico monte Cebreiro (mt 1300) con l’Alto del Pojo (mt 1350).
Tra le difficoltà incontrate, un fatto increscioso accadde poco dopo Tricastela, ormai in Galizia. Un cane, non visto, tentò di aggredirmi dal lato della strada con un salto da felino e il ringhio feroce, ma la Provvidenza e l’amico fratello mio vennero prontamente in mio soccorso. Il cane che mirava al polpaccio, lo evitò per un soffio e piantò i denti sulla tasca della borsa destra posteriore, lacerandola e facendomi sbandare paurosamente mentre un raggio della ruota si rompeva.
Riuscii tuttavia a non cadere, e, riprendendo velocità, costrinsi il cane a mollare la presa. Il giorno seguente, partito col buio di un nebbioso mattino, dopo un lungo percorso di 130 Km, arrivai all’approdo poco prima del tramonto. Spaziando dall’alto con lo sguardo incontrai le guglie lontane della Cattedrale di Santiago. La stanchezza svanì all’improvviso e una forte commozione mi fece salire le lacrime agli occhi. Dopo nove giorni dalla partenza e dopo aver macinato 905 Km la meta era finalmente raggiunta: Santiago era lì, unica, evocativa, con le sue pietre bianche e i monumenti che creavano un’atmosfera suggestiva, ricca di fascino e di spiritualità. Dalla Plaza de Obradoiro potei ammirare la maestosa facciata della cattedrale dallo stile barocco. All’interno, dietro l’altare maggiore, abbracciai l’antica statua dell’apostolo a ringraziamento dell’avvenuto pellegrinaggio. Il mio grande sogno divenuto realtà, il mio lungo cammino era così concluso.
Silvio Chiappini