“La narrazione è uno strumento fondamentale per acquisire, comprendere e integrare i diversi punti di vista di quanti intervengono nella malattia. E le persone, attraverso le loro storie, diventano protagoniste del processo di cura.”
Vi proponiamo la prima parte della ricerca condotta dalla nostra Federica Del Giudice per la sua tesi di laurea. Federica spiega come il racconto dell’esperienza della malattia e del trapianto di fegato da parte chi li ha vissuti in prima persona abbia una funzione terapeutica.
Leggete questo interessante articolo e ricordate che se avete voglia di lasciare la vostra testimonianza potete scriverci al nostro indirizzo email prometeo@istitutotumori.mi.it o in privato sulla nostra Pagina Facebook Associazione PROMETEO. Noi le raccoglieremo e ve le riproporremo…
Proviamo ad aprire un varco tra le paure di chi vive la malattia e di coloro i quali si trovano a veder soffrire le persone che amano. Facciamo in modo che i vostri racconti siano fonte di speranza e conforto.
Rieccoci carissimi lettori,
sono sparita per un po’ ma per una giusta causa. Come alcuni di voi già sanno, il 24 Settembre ho conseguito la laurea magistrale in Psicologia del Benessere all’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. È stato un bellissimo momento, sia perché nonostante tutte le difficoltà sono riuscita a raggiungere il mio obiettivo, sia perché ho portato di fronte alla commissione un lavoro di tesi sui pazienti trapiantati di fegato. Ebbene sì, ho condotto la mia ricerca qui in Istituto dei Tumori, al settimo piano con il supporto della Dottoressa Sherrie Bhoori nonché mia correlatrice! Ogni studente alla fine dei suoi studi può scegliere l’argomento di tesi che più lo appassiona. Io invece, ho scelto il mio lavoro sulla base di quell’esperienza che mi ha cambiato completamente la vita: il trapianto di fegato. Secondo molte ricerche il trapianto d’organi costituisce un “evento sismico” che espone la persona contemporaneamente al tema della morte e al significato della vita. Ed è per questo che un’operazione come il trapianto, porta ad una serie di implicazioni psicologiche, etiche e sociali sia per il paziente, sia per la famiglia che per l’équipe curante.
Studiando psicologia e cercando di slegarmi dalla mia esperienza personale, mi sono posta delle domande: i pazienti come reagiscono di fronte alla notizia di dover subire un trapianto? Come vivono dopo l’operazione? E soprattutto quali sono le loro emozioni e i loro pensieri a riguardo di questa esperienza così invasiva e che cambia completamente la vita?
Sulla base di queste domande è iniziata la mia ricerca che aveva l’obiettivo sia di rilevare e misurare la qualità della vita percepita durante l’esperienza di trapianto di fegato nelle sue diverse fasi, sia di rilevare e misurare il benessere psicologico dei pazienti.
Il trapianto è costituito da una serie di fasi e ciascuna contribuisce alla realizzazione dell’obiettivo finale. Come il nuovo organo deve integrarsi con il resto dell’organismo, anche pensieri ed emozioni devono integrarsi affinché la persona non sviluppi disagi psichici che possano compromettere la qualità della sua vita. Quindi, avendo bisogno di uno strumento valido per poter aiutare i pazienti a esternare i loro pensieri e le loro emozioni, mi sono servita della Narrazione, che ormai risulta essere un mezzo molto importante nei contesti di cura per poter esprimere al meglio la sofferenza. Molte, infatti, sono le ricerche che sostengono che raccontare storie autobiografiche aumenti i livelli di benessere nelle persone.
La narrazione può essere utile al paziente per diversi motivi: scrivere la propria esperienza porta alla promozione del cambiamento, a dare maggior senso all’accaduto e a favorire una maggiore elaborazione dell’esperienza. Il risultato finale è avere una prospettiva meno negativa della malattia. Un altro vantaggio nell’utilizzare la narrazione nei contesti di cura è quello di creare un efficace canale comunicativo che va a migliorare il rapporto medico-paziente. Infatti, in questo modo i medici, leggendo i pensieri dei pazienti riescono ad essere più consapevoli di quelli che sono le loro difficoltà principali e i loro bisogni.
Per questi motivi, l’ultimo obiettivo della mia ricerca era quello di valutare l’efficacia dello strumento narrativo all’interno del percorso di trapianto ai fini di una rielaborazione “positiva e attiva” dell’esperienza stessa e di una più chiara comunicazione degli aspetti critici al personale medico.
A fronte di quanto appena detto, è iniziata la mia ricerca con la speranza che la mia ipotesi (“Attraverso lo strumento narrativo avviene una ristrutturazione del passato, presente e futuro dei soggetti circa la propria storia di malattia”) si riscontrasse nei risultati. Ma soprattutto ho intrapreso questo percorso con la voglia di dare voce a tutti coloro che sentivano l’esigenza di esprimere con una penna emozioni, pensieri, difficoltà riscontrati durante il loro percorso di trapianto e poter dare feedback utili a tutto il personale medico.
Se siete curiosi di conoscere i risultati della mia ricerca, attendete il prossimo articolo!
A presto!
Federica Del Giudice