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  • … ma non lo si può trovare soltanto “a distanza” – di Vincenzo Mazzaferro, su Corriere Salute

    Corriere Salute Vincenzo Mazzaferro… ma non lo si può trovare soltanto “a distanza”. La lettera di una “quasi dottore” al suo professore di chirurgia esprime gratitudine di fronte agli sforzi educativi messi in atto in quest’ultimo anno ma sottolinea quanto urgente sia tornare in corsia.

    In questo annus horribilis in cui l’emergenza e il senso di inadequatezza continuano ad assalire la dedizione e il lavoro di tante persone mettendo alla prova ogni nostra certezza, schiacciandoci sul dolore e indurendo oltremodo ogni nostra relazione, può succedere che si venga colpiti da parole, gesti, situazioni che ci ricordano che i valori fondanti del nostro vivere non sono cambiati e che ci sono capsule di vita che sopravvivono a dispetto di tutto. Una di queste “capsule” è costituita dalla scuola, o meglio dallo sforzo educativo che le famiglie e la società intera allestiscono da sempre per le nuove generazioni, nel tentativo – invero molto…

    Leggi tutto l’articolo di Vincenzo Mazzaferro, tratto da Corriere Salute – Corriere della Sera – 1 aprile 2021

     

    Vincenzo Mazzaferro è docente di Chirurgia dell’Università degli Studi di Milano e Direttore della Chirurgia Generale della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori

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    Rassegna stampa: Studio XXL – Tumore del fegato, la cura migliore è il trapianto, anche in stadio avanzato

    Il trapianto è la cura più efficace nel tumore al fegato anche in stadio avanzato. È quello che emerge da uno studio clinico tutto italiano durato nove anni, progettato e sviluppato in Istituto dal Prof. Vincenzo Mazzaferro e dalla sua équipe. Denominato Protocollo XXL, ha coinvolto 74 pazienti tra i 18 e i 65 anni di età, con carcinoma epatocellulare, senza metastasi, sottoposti a varie terapie per ridurre le dimensioni del tumore.

    I partecipanti sono stati quindi assegnati a due gruppi: il primo è stato sottoposto al trapianto di fegato e il secondo ha continuato a essere seguito con le altre terapie non chirurgiche oggi disponibili. I risultati osservati indicano che a cinque anni dalla diagnosi, la sopravvivenza libera da eventi tumorali è stata del 76,8% nei trapiantati e del 18,3% fra gli altri.

    Il Prof. Mazzaferro sottolinea che gli esiti elevano la credibilità della chirurgia oncologica in generale e danno dimostrazione dell’efficacia del trapianto come non era mai stata ottenuta a livello internazionale. I dati emersi per la prima volta suggeriscono che, sulla base della risposta alle terapie loco-regionali contro i tumori epatici, oggi possono essere candidati al trapianto anche pazienti con forme intermedie o avanzate che fino ad ora venivano escluse da questa opzione. Quest’analisi è una pietra miliare nella storia delle terapie per il carcinoma epatocellulare e cambia l’attuale paradigma nel trattamento di questa importante forma tumorale: “abbiamo la conferma che il trapianto di fegato può essere parte della cura di questo tumore in qualsiasi momento della sua storia, ovvero in qualsiasi momento si osservi una sufficiente “risposta” alle terapie per un sufficiente periodo di tempo”.

    I Centri che hanno contribuito allo studio e che negli anni hanno costruito una collaborazione di tale portata sono: la Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano con il Dipartimento di Oncologia dell’Università di Milano, l’Ospedale Cà Granda di Niguarda con l’Università Bicocca, l’Ospedale Papa Giovanni XXIII di Bergamo, la Città della Salute e della Scienza e l’Università di Torino, l’Ospedale Maggiore Policlinico IRCCS di Milano, l’Ospedale e l’Università Politecnica di Ancona, l’Università Tor Vergata e la Sapienza di Roma, l’ISMETT di Palermo.

     

    Qui di seguito la rassegna stampa web. Clicca sui link per leggere gli articoli online:

    –>>> AdnKronos.com                                                   –>>> Corriere.it           

    –>>> CorriereAdriatico.it                                            –>>> CronachediScienza.it

    –>>> DottNet.it                                                               –>>> Eco di Bergamo

    –>>> Epac.it                                                                     –>>> EtnaNotizie.it

    –>>> IlFarmacistaOnline.it                                        –>>> IMalatiInvisibili.it   

    –>>> LaStampa.it                                                           –>>> Leggo.it                                                                 

    –>>> LolNews.it                                                              –>>> Msn.com                                                               

    –>>> NotizieOggi.com                                                  –>>> NurseTimes.org                                                 

    –>>> Ok.Salute.it                                                            –>>> ParsToday.it                                                        

    –>>> PharmaStar.it                                                       –>>>   QuotidianodiSicilia.it                                       

    –>>> QuotidianoSanita.it                                            –>>> Repubblica.it, sezione Oncoline                  

    –>>> RossodiSera.it                                                      –>>> Sanita24.IlSole24Ore.com                              

    –>>> TeleNicosia.it                                                         –>>> TrapiantiSaluteGov.it                                      

    –>>> TrapiantoFegato.it                                               –>>> Univadis.it                                                           

    –>>> Vita-Salute.com

     

    Al seguente link è possibile ascoltare l’intervista al Prof. Mazzaferro andata in onda il 10/07/20 su Radio 24 all’interno del programma Obiettivo Salute, condotto da Nicoletta Carbone (intervista dall’inizio fino al minuto 1’:37”).

     


    Le parole che questo virus ci ha tolto – di Vincenzo Mazzaferro, su Corriere Salute

    Le parole che questo virus ci ha tolto - di Vincenzo Mazzaferro, su Corriere SaluteDiciamo la verità: la paura è che nulla cambi, o quasi. Chiediamo in molti un cambiamento ma riceviamo spesso risposte infarcite di misure restrittive e di prudenza, usando parole come distanziamento, epidemia, crollo dell’economia, risorse azzerate etc. Poche sono le critiche alla fragilità di un sistema costruito penalizzando ampie fasce di popolazione e a scapito dell’equilibrio del nostro pianeta.

    Forse le parole da dire in questo tempo di Covid-19 sono altre. Tra le tante, un paio meritano una rivisitazione per chi lavora in campo sanitario, nella ricerca e nella formazione. La prima è “eccellenza”: l’appellativo onorifico che diamo a ciò che è fatto così bene da riuscire a distinguersi dagli altri, la qualità specifica di molti medici, infermieri, ospedali e università, usata a lungo dal marketing sanitario e dai difensori della competizione in sanità. Si è dimenticato che “noi siamo quello che facciamo ripetutamente, e dunque l’eccellenza non è un’azione, ma un’abitudine” (Aristotele): l’abitudine a cercare ogni giorno di migliorare ciò che si è raggiunto il giorno prima, la spinta a cercar qualcosa di più efficace per il proprio paziente.

    Promuovere chi eccelle è quindi utile a tutti, perché trascina l’intero sistema verso il meglio e alla fine giova pure ai bilanci.

    Poi c’è “assistenza”: un’azione che non è atto dovuto per effetto di norme, ma che è funzione sociale da espandere, per migliorare noi stessi e per contribuire a ridurre le disparità di età, reddito, genere, disabilità, accesso alle cure etc. Pochi ricordano che meglio dei medici l’assistenza in medicina è svolta da ampie fasce di personale non-medico, sempre presente a fianco di chi ha bisogno (assistere vuol dire appunto “essere presente”). Investire sui non-medici per megliorare l’assistenza è quindi atto importante e innovativo. Il virus ci ha tolto molto, non permettiamo che ci tolga le parole giuste.

    Tratto da Corriere SaluteCorriere della Sera – 23 luglio 2020


    Uno studio tutto italiano: Tumore al fegato, cambio «epocale» di terapia: il trapianto è la cura più efficace

    Uno studio tutto italiano: Tumore al fegato, cambio «epocale» di terapia: il trapianto è la cura più efficaceTumore al fegato, cambio «epocale» di terapia: il trapianto è la cura più efficace anche in stadio avanzato. Uno studio tutto italiano, pubblicato su The Lancet Oncology e coordinato dall’Istituto Tumori di Milano, dimostra la superiorità del trapianto su tutte le altre terapie non-chirurgiche.

     

    Il tumore del fegato è il quinto «big killer», dopo polmone, colon-retto, mammella e pancreas. Sono circa 12.600 i nuovi casi diagnosticati in Italia nel 2019 e il 90% dei casi è rappresentato dall’epatocarcinoma, che nella gran maggioranza dei casi si sviluppa in pazienti con cirrosi. La chirurgia è un’opzione riservata a una minoranza di malati, perchè solo il 10% di loro arriva alla diagnosi in fase iniziale, quando l’intervento può essere risolutivo. Ora, però, uno studio coordinato dall’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano e appena pubblicato sulla prestigiosa rivista scientifica The Lancet Oncology, dimostra che il trapianto di fegato si conferma la terapia più efficace per il carcinoma epatocellulare e ne espande notevolmente le potenziali indicazioni. Lo studio, che ha coinvolto nove Centri Trapianti italiani ed è durato nove anni, rappresenta un esempio virtuoso di collaborazione e di sinergia tra strutture pubbliche, reso possibile anche grazie ai fondi del Leggi l’articolo


    Coronavirus, Mazzaferro: Con Sacco e Humanitas abbiamo creato un modello “a semaforo”

    Coronavirus, Mazzaferro: Con Sacco e Humanitas abbiamo creato un modello "a semaforo"All‘Istituto Nazionale dei Tumori di Milano non solo le operazioni, soprattutto le più urgenti, vanno avanti, ma gli scienziati hanno messo a punto dei lavori che sono stati mutuati poi in modelli pratici da applicare come un semaforo e individuare le operazioni chirurgiche prioritarie evitando ritardi.

    Il modello sposato da Regione Lombardia è stato così apprezzato dagli Stati Uniti da essere stato esportato anche lì. In questa intervista a dire.it il prof. Vincenzo Mazzaferro racconta dello studio Come decidere sugli interventi chirurgici in epoca Covid, pubblicato sulla rivista medica Annals of Surgery, e di come l’Istituto Nazionale dei Tumori e il reparto di Chirurgia Epato-gastro-pancreatica e Trapianto di Fegato si siano organizzati per proseguire le attività nonostante l’emergenza Covid-19.

     

    Ecco l’articolo di Michela Coluzzi con l’intervista al Prof. Vincenzo Mazzaferro:

    ROMA – La ricerca e la cura delle malattie vanno avanti, Covid a parte. I big killer del nostro tempo, tra cui i tumori, non aspettano l’estinzione della pandemia. All‘Istituto Nazionale tumori (INT) di Milano non solo le operazioni, soprattutto le più urgenti vanno avanti, ma gli scienziati hanno messo a punto dei lavori che sono stati mutuati poi in modelli pratici da applicare ‘come un semaforo’ e individuare le operazioni chirurgiche prioritarie ed evitare ritardi. Il modello sposato da Regione Lombardia è stato così apprezzato dagli Stati Uniti da essere stato esportato anche lì. A raccontare tutto questo all’agenzia di stampa Dire è Vincenzo Mazzaferro, ordinario di Chirurgia all’Università degli Studi di Milano e direttore di Chirurgia dell’apparato digerente all’INT.

    Gli interventi e i trapianti non aspettano. All’INT l’attività infatti, anche nei momenti più critici non si è fermata. Come il suo reparto si è organizzato per potere proseguire le attività nonostante l’emergenza?

    “L’Istituto Nazionale Tumori è uno dei pochi ospedali milanesi a basso tasso di infezione da Covid. Questo è dovuto a diverse circostanze. La più importante è che i pazienti oncologici sono in genere sottoposti ad operazioni d’elezione e non in urgenza, lasciando quindi ai medici di capire per tempo l’eventuale presenza del virus. Nei pazienti con tumore, alcuni possono avere anche il Covid, ma ovviamente non tutti. Nel suo complesso l’Istituto dei Tumori, anche grazie Leggi l’articolo


    Repubblica.it: Antiljo, 17 anni e l’intervento per tumore durante la pandemia

    Istituto Nazionale dei Tumori: Marco e Adele, due storie a lieto fine in periodo di coronavirus Copia“L’arrivo in Italia, l’attesa per il permesso di soggiorno e la difficoltà con la lingua. Fino alla scoperta di un tumore al colon-retto con metastasi al fegato che, grazie alle cure, si riduce e diventa operabile. Così, in piena emergenza sanitaria per il coronavirus, Antiljo affronta l’intervento chirurgico.”

     

    In questo articolo pubblicato su Repubblica.it, la giornalista Maria Teresa Bradascio racconta la storia di Antiljo, un ragazzo di 17 anni, albanese, che ha dovuto affrontare, proprio in periodo di coronavirus, la battaglia contro un tumore. L’attesa per il permesso di soggiorno, le ore interminabili al pronto soccorso, la scoperta del tumore, la rabbia e la solitudine, l’intervento durante la pandemia.

    “In una situazione di grave emergenza sanitaria, ci siamo fidati e abbiamo creduto nella possibilità dell’intervento. È questo meccanismo di fiducia che lo ha reso un intervento eccezionale. L’operazione ci ha permesso di salvare un paziente oncologico in un momento difficile in cui la cura del cancro continua ad essere garantita, sottolinea Vincenzo Mazzaferro, Direttore della Struttura di Chirurgia dell’Apparato Digerente dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.

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    Rassegna stampa: Uno studio, immunosoppressione non aumenta rischio COVID-19 nei trapiantati

    L’immunosoppressione non pare aumentare il rischio di COVID-19. Ad affermarlo é uno studio condotto dall’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano su pazienti sottoposti a trapianto di fegato e pubblicato nei giorni scorsi sulla prestigiosa rivista scientifica inglese Lancet Gastroenterology & Hepathology, dal titolo COVID-19 in long-term liver transplant patients: preliminary experience from an Italian transplant centre in Lombardy.

    Lo studio, condotto da un gruppo di ricercatori dell’INT, fra cui le dottoresse Sherrie Bhoori e Roberta Rossi, e guidato dal Prof. Vincenzo Mazzaferro, è tra i primi al mondo ad aver preso in esame la relazione tra COVID-19 e pazienti trapiantati di fegato (155 pazienti lombardi trapiantati presso l’Istituto, 111 da oltre 10 anni e 44 negli ultimi 2 anni). Dall’analisi emerge che l’immunosoppressione nei pazienti trapiantati non pare essere un fattore di rischio in caso di malattia da COVID-19 e anzi potrebbe essere un fattore protettivo. “Tutti i pazienti sottoposti a trapianto devono assumere per tutta la vita, a dosi piu’ o meno elevate, farmaci immunosoppressori che riducono le difese immunitarie” – commenta Vincenzo Mazzaferro, coordinatore dello studio e direttore della Struttura di Chirurgia dell’Apparato Digerente dell’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano.

     

    Qui di seguito la rassegna stampa web. Clicca sui link per leggere gli articoli online:

    –>>> AffariItaliani.it                                                 –>>> CataniaOggi.it                               

    –>>> CittaDiNapoli.com                                          –>>> Corriere.it                                     

    –>>> CorriereDiArezzo.corr.it                               –>>> CorriereDiRieti.corr.it

    –>>> CorriereDiViterbo.corr.it                              –>>> EconomyMag.it                     

    –>>> GazzettaDiFirenze.it                                      –>>> GlobalMediaNews.info                

    –>>> IGiornaliDiSicilia.it                                        –>>> IlCittadinoOnline.it

    –>>> IlDispariQuotidiano.it                                  –>>> IlFarmacistaOnline.it

    –>>> IlNordestQuotidiano.it                                 –>>> IlSannioQuotidiano.it

    –>>> IlSitoDiSicilia.it                                              –>>> IlTempo.it

    –>>> ImperiaTV.it                                                   –>>> IPost.it

    –>>> ItalPress.com                                                 –>>> LaboratorioPoliziaDemocratica.blogspot.com

    –>>> LaLeggePerTutti.it                                        –>>> LAltroCorriere.it

    –>>> MedicoEPaziente.it                                       –>>> MeteoWeb.eu

    –>>> NotiziarioUspi.it                                            –>>> OndaNovara.it

    –>>> PrimaTV.tv                                                     –>>> PrimoPiano24.it

    –>>> QDS.it                                                              –>>> QuotidianoDiGela.it

    –>>> QuotidianoSanita.it                                      –>>> RadioNBC.it

    –>>> RagusaOggi.it                                                 –>>> ReggioTV.it

    –>>> Sicilia20News.it                                             –>>> SiciliaNews24.it

    –>>> TeleCentro2.it                                                 –>>> Tutt’Oggi.info                                                

    –>>> VoceDiMantova.it

     


    Equipe Prof. Mazzaferro: L’immunosoppressione dopo trapianto non alza il rischio di Covid

    Bozza automatica 33Buone notizie per i trapiantati: nonostante il Covid-19, i pazienti che hanno subito un trapianto possono mantenersi in salute, anche se sono immunosoppressi. Come? Mantenendo uno stile di vita sano.

    È quello che è emerso da uno studio condotto dal gruppo di ricerca guidato dal prof. Vincenzo Mazzaferro, su pazienti lombardi trapiantati di fegato presso l’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. Lo studio è stato pubblicato in questi giorni sulla prestigiosa rivista scientifica inglese Lancet Gastroenterology&Hepatology.

    Analizzando i pazienti trapiantati che hanno contratto il virus, le dottoresse Sherrie Bhoori e Roberta Rossi hanno osservato che il decorso peggiore della malattia si verifica nei pazienti che a lunga distanza dal trapianto hanno mantenuto stili di vita poco sani. L’invito alla cura della propria persona ed al mantenimento delle terapie mediche prescritte contro il rigetto sono di questi tempi una raccomandazione forte.

    Clicca sul link per l’articolo completo.

    >>>L’immunosoppressione dopo trapianto non alza il rischio di Covid


    Istituto Nazionale dei Tumori: Marco e Adele, due storie a lieto fine in periodo di coronavirus

    Istituto Nazionale dei Tumori: Marco e Adele, due storie a lieto fine in periodo di coronavirus

    Foto: Cosmo Laera

    L’attività chirurgica sui malati di tumore prosegue all’Istituto Nazionale dei Tumori, nonostante l’emergenza Covid-19. Solo nelle ultime settimane sono stati eseguiti interventi delicati e importanti come trapianti di fegato, rimozioni di neoplasie dello stomaco, del pancreas, del colon, delle vie biliari.

    Mai come in questo momento così difficile siamo felici di potervi raccontare due storie a lieto fine, di persone curate all’Istituto Nazionale dei Tumori di Milano. La prima è quella di Marco, 17 anni, operato di un tumore molto comune in generale, ma molto raro in pazienti della sua giovane età. L’intervento è stato eseguito da una équipe mista, con lo scopo di ottenere il minimo trauma per il paziente, formata da chirurghi epatici e colorettali. Le tecnologie oggi disponibili sia per lachirurgia epatica che colorettale sono state adottate in un singolo momento, durato molte ore, sfruttando anche il risultato ottenuto da altre terapie non chirurgiche praticate in precedenza da specialisti oncologi e pediatri. Uno sforzo coordinato dal prof. Vincenzo Mazzaferro, che ha visto coinvolti molti specialisti, tra cui la dott.ssa Coppa, il dott. Cosimelli, la dott.ssa Massimino, il dott. Pietrantonio, la dott.ssa Di Bartolomeo e tanti altri, che è possibile solo in contesti molto sofisticati come quello di una istituzione del tutto focalizzata sulla cura dei tumori.

    La seconda storia è quella della signora Adele, trapiantata di fegato la scorsa settimana, arrivata a Milano dalla Sardegna con non poche difficoltà dovute alle restrizioni in vigore in questo momento sul territorio nazionale. Adele dopo il trapianto è stata dimessa ed ora è ospite di uno degli alloggi di CasaPROMETEO, dove l’ha raggiunta il marito. In questo modo potrà stare a poca distanza dall’ospedale, accolta in un ambiente sicuro e confortevole, per il tempo necessario ad eseguire tutti i controlli medici programmati.

    Marco e Adele sono la dimostrazione di come l’eccezionale sia all’ordine del giorno, per l’Istituto e per la Struttura Complessa di Chirurgia Epato-gastro-pancreatica e Trapianto di fegato… anche ai tempi del coronavirus.

    Di queste due storie ne hanno parlato numerose testate. Vi invitiamo, se lo desiderate, a leggere l’articolo completo:

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    Oncologia del Trapianto: gli approcci attuali e le sfide future – Vincenzo Mazzaferro – Sanità & Benessere

    Sanita_Benessere_n°6-2019_MAZZAFERRO Su Sanità e Benessere di dicembre: Un’interessante riflessione del prof. Vincenzo Mazzaferro sulla necessità di affrontare il tema dell’allocazione delle risorse con rigore scientifico e metodologico, senza arbitrarietà.

     

    Il Prof. Vincenzo Mazzaferro è Direttore della S. C. di Chirurgia Epatobiliopancreatica e Trapianto di fegato della Fondazione IRCCS Istituto Nazionale dei Tumori di Milano, il primo Centro dove, 20 anni fa, si è iniziato a lavorare sull’Oncologia dei Trapianti. E che oggi, essendosi sviluppata enormemente, necessita di un nuovo protocollo che, nella decisione di come allocare un organo, guidi i medici nella scelta più appropriata con criteri scientifici, solidi e non arbitrari.

    Professore quale tipologia di pazienti è oggi in lista d’attesa per un trapianto di fegato?
    “Quando si parla di trapianto di fegato le prospettive da presidiare e proteggere sono due: la prima è quella dell’individuo malato di tumore che, per effetto di un trapianto, può beneficiare di una cura e teoricamente guarire. La seconda prospettiva è, invece, quella della comunità di persone affette da patologie epatiche in attesa di un trapianto e che competono per l’assegnazione di un organo a loro destinato ma, come sempre, in misura deficitaria. Il trapianto di fegato può essere utile, infatti, sia a soggetti con tumore sia a pazienti che non hanno un tumore ma hanno altre patologie terminali del fegato che non possono essere guarite se non con un trapianto. Oggi la percentuale in Italia delle persone in lista d’attesa per un trapianto di fegato è fatta di un 40/45% con tumore e di un 55/60% con altre patologie epatiche. L’indicazione trapiantologica per tumore è cresciuta, infatti, sensibilmente negli anni: vent’anni anni fa sembrava utopia, oggi la metà quasi delle persone in lista d’attesa per un trapianto ha un cancro”.

    Qual è oggi l’approccio all’Oncologia dei Trapianti?
    “L’Oncologia dei Trapianti ha una duplice prospettiva di osservazione: quella del singolo paziente, per il quale qualsiasi indicazione di trapianto è giustificabile perché permette di avere un vantaggio rispetto al non farlo; e quella di sistema, ossia della comunità di persone in lista d’attesa, che deve amministrare una risorsa ragionevolmente limitata e comunque inferiore alle necessità e che, per poter essere giustificata, deve portare a dei vantaggi globali. Per entrambe le situazioni vanno valutati gli esiti positivi e negativi, ovvero i benefici e i rischi che ciascuna delle decisioni porta con sé”.

    E qual è la sfida dei prossimi anni?
    “Se si prende una decisione che porta dei vantaggi sia al singolo sia al sistema, questa è certamente una decisione appropriata. All’opposto, se si fa una scelta che non porta alcun vantaggio a nessuno, si è solamente sprecata una risorsa e dunque è sicuramente una decisione negativa. Ci sono però tutta una serie di casi in cui decidere cosa fare non è così semplice e lampante e si rischia quindi di cadere nell’arbitrarietà, decidendo a favore del singolo paziente in base a indicazioni individualizzate – valutazioni sulle sue condizioni sociali, economiche, affettive – che finiscono per prevalere su quelle generali; oppure, al contrario, decidendo di avvantaggiare il gruppo per salvare più vite rispetto a quella di un singolo paziente, utilizzando ad esempio i cosiddetti organi marginali, ossia organi non perfetti che non porterebbero vantaggio a un singolo individuo ma che andrebbero bene alla comunità in generale. Tutte queste situazioni, che sono molto delicate e vanno trattate con trasparenza e cautela, devono essere inquadrate e regolate attraverso protocolli di lavoro basati su un approccio scientifico, validati dallo studio scientifico e sufficientemente supportati dalle strutture di organizzazione e gestione dell’allocazione degli organi al fine di portare, nel giro di pochi anni, a delle informazioni solide che permettano di dire se in quella determinata situazione il trapianto sia sicuramente utile o meno. Si deve arrivare a poter prendere delle decisioni non basate solo sulla personale sensibilità del medico – che comunque conta moltissimo – ma anche su un dato scientifico, concreto, riproducibile e vero. In Italia ci sono alcuni Centri che hanno una forte sensibilità in questo senso – come il nostro – che hanno dedicato l’intero loro lavoro a fornire informazioni reali, dati veri su cui si poter costruire delle scelte sagge. Ed è questa è la principale sfida a cui è chiamata oggi la Trapiantologia per cancro. Che deve essere anche un richiamo a un investimento in risorse e a un impegno metodologico nella ricerca clinica reale sui pazienti perché si possano costruire dei percorsi davvero virtuosi. Se poi le risorse crescono – oggi ci sono delle bellissime prospettive nella ricerca sul mantenimento e il ricondizionamento degli organi per migliorarli prima del trapianto stesso per far sì che funzionino meglio – questo sarà un ulteriore vantaggio. Senza contare il supporto che ci arriva da scienza, tecnologie e innovazioni, già molto utili in altri campi per prendere delle decisioni sagge (basti pensare come le informazioni di Google Maps in tempo reale sul traffico ci consentano di scegliere per tempo quale strada prendere) e che oggi stanno diventando molto comuni anche in medicina e in particolare nella medicina di frontiera, come quella dei trapianti o, ancora di più, in quella dell’Oncologia dei Trapianti”.

    Scarica il PDF dell’articolo – Sanità & Benessere – Dicembre 2019

    Oncologia del Trapianto: gli approcci attuali e le sfide future - Vincenzo Mazzaferro - Sanità & Benessere